Ma ripeto, per chi non lo sapesse cos'è "Di Blog in Blog".
Di BLOG in BLOG è una vera e propria staffetta tra blogger affini, ogni mese ci sarà un tema e si raccoglieranno le adesioni attraverso il gruppo organizzativo, il giorno 15 del mese usciranno tutti i post con in calce l'elenco degli altri blogger partecipanti. E per saperne di più, basta seguire i link alla pagina ufficiale Facebook e alla pagina del gruppo.
Quindi 3, 2, 1....Scoprite l'argomento di questo mese! Geronimooo!!!
In un periodo di crisi come questo, consigliare non solo una meta di vacanza, ma addirittura il fare una vacanza, diventerebbe un consiglio fuori luogo, che meriterebbe quanto meno di essere denunciato! Ma il caldo giugno ha portato un sole bollente, che con gli interessi spingerà molti di noi a cercare mete turistiche nella speranza di trovare poche settimane di pace e relax. Ma prima bisognerebbe fare qualche conticino in tasca…
Il ché mi ha fatto riflettere sull’argomento, arrivando a pensare che il concetto di vacanza ci porta automaticamente con la mente fuori dall’Italia: Marocco, Ibiza, Londra, Dublino… Anche lo stesso concetto di crociera, ci immette in una dimensione di non luogo che se anche la nave sta attraccata nel porto di casa nostra (per chi abita in una località marittima, of course) per tutto il tempo della vacanza, noi ci sentiremmo comunque su di un altro pianeta. Ogni volta si torna dalle vacanza, e ci si “vanta” con i propri parenti e amici del viaggio fatto in chissà quale ‘Paradiso Terrestre’ straniero, attraverso interminabili foto tutte sfocate e sovraesposte fatte da terroristi armati di reflex che si sentono Cindy Sherman o Margaret Bourke-White (e solo quest’ultimo argomento meriterebbe un post a parte o meglio ancora un Blog intero!)…
Ma penso a chi si vanta di millantare pseudo tour paradisiaci e vacanze da sogno in Egitto (certo, il fascino delle Piramidi) o a Madrid (come resistere al fascino del Museo del Prado?), quanto conosce la sua stessa Italia? Ogni anno flotte di stranieri invadono il nostro Paese, culla di cultura e archeologia seconda a nessuno. Cerchiamo sempre di evadere e scappare, non fermandoci neanche un istante a guardare le meraviglie che offre la nostra stessa casa. Chi conosce le bellissime Gole dell'Alcantara (forza tutti su Google a cercare XO), in terra siciliana? E chi sa che una tale meraviglia sta rischiando seriamente di sparire a causa della stessa incuria dell’uomo? L’Italia è patrimonio culturale; possedeva già una forte identità quando ancora le Americhe erano solamente terre e boschi e Pocahontas giocava a intrecciarsi i capelli!
Fermo restante che il mio concetto di vacanza è "poltrona, limonata e una caterba di dvd, blu-ray e serie tv, tante serie tv americane" è inevitabile che in questo mio primo appuntamento con la Staffetta Di Blog in Blog, dal tema "LA META DI VACANZA CHE CONSIGLIEREI E PERCHE'" voglio giocare in casa, consigliando di conoscere meglio la follia di meraviglie che il nostro Paese offre ogni giorno. E sarò ancora più campale consigliandovi di iniziare dalla Sicilia, magari con 10 ottimi motivi… Preparate il trolley e partiamo?
01 – La Scala dei Turchi
In provincia di Agrigento, presso Porto Empedocle e Realmonte, si trova una suggestiva parete rocciosa che si erge a picco sul mare, nota come Scala dei Turchi. Questo nome rimanda immediatamente al mare, poiché indica le passate incursioni dei pirati saraceni, genti di etnia araba e, pertanto, turca nell’immaginario collettivo. La Scala è costituita di marna, una roccia calcarea e argillosa la cui caratteristica principale è il colore bianco. Questa scogliera si erge tra due spiagge, per accedere alle quali occorre procedere lungo l’erto litorale che sembra quasi una scala scolpita nella candida roccia. Una volta raggiuntane la sommità, lo sguardo ha modo di spaziare sul bellissimo golfo agrigentino fino a Capo Rossello.
Nonostante il numero di turisti che in alto numero la visita annualmente, la Scala dei turchi ha mantenuto un aspetto quasi selvaggio, dal profilo aspro e irregolare, ma non per questo sprovvisto di curve e linee dolci. Così il suo profilo ondulato e scanalato, proprio a guisa di scala, la rende quasi unica nel suo genere, e viene spesso accostata ad un’altra tipologia costiera assai simile, ma di conformazione geologica differente: il sito di Pamukkale in Turchia, sede delle celebri cascate di sale. La peculiarità della Scala dei Turchi ha fatto sì che il comune di Realmonte avanzasse all’Unesco nel 2007 la richiesta di annoverarla tra i siti Patrimonio dell’Umanità, insieme alla Villa Reale. La bellezza della costa ha colpito anche lo scrittore A. Camilleri, padre del commissario Montalbano. L’autore ha infatti reso popolare con i suoi romanzi questo tratto della costa agrigentina, situando nella zona l’immaginaria Vigata, paese del commissario. (Fonte: Sicilia-Cosa vedere/Agrigento)
02 – Le Gole Dell’Alcantara
Le Gole Alcantara sono uno spettacolo unico al mondo. Alte fino a 50 metri, sono un vero e proprio canyon originato da fenomeni di raffreddamento di antichissime colate laviche solcate al centro dalle acque gelide del Fiume Alcantara. Il Parco Botanico e Geologico delle Gole Alcantara vi permette di visitare questo spettacolo della natura in ogni momento dell’anno e nel massimo confort e sicurezza. Famosa e conosciutissima la spiaggetta delle gole che si trova di fronte all’imbocco delle gole ed alla quale si può accedere facilmente tramite gli ascensori del Parco Botanico e Geologico o dalla scala del Comune di Motta Camastra (per maggiori informazioni su orari e modalità di accesso alla scala si consiglia di seguire la segnaletica stradale e contattare direttamente il Comune di Motta Camastra o l’Info point che si trova nei pressi). La spiaggetta è accessibile fino a quando le condizioni meteo ed il livello delle acque lo permettono, quindi ad esclusione dei periodi invernali ed autunnali in corrispondenza delle prime piogge consistenti. La parte interna del canyon è fruibile per un tratto iniziale di circa 25/50 mt a causa delle limitazioni di sicurezza vigenti e delle condizioni climatiche oltre al livello delle acque del fiume. La parte a valle delle Gole, ricca di laghetti, formazioni rocciose e cascatelle, è percorribile utilizzando le salopettes (disponibili in loco) che proteggono dalle acque gelide e che si noleggiano sul posto.
Grazie alla rete dei sentieri del Parco Botanico e Geologico delle Gole Alcantara, questo canyon naturale può essere visitato tutto l’anno dall’alto tramite il Sentiero delle Gole ed il Sentiero Eleonora , che lo costeggiano per tutta la sua lunghezza, con numerosi affacci lungo il corso delle gole e con cartelloni e tabellazioni che forniscono informazioni e descrizioni dei siti. Il trekking fluviale e il canyoning vi permetteranno inoltre di svolgere le attività sportive lungo il corso del fiume. In pochi conoscono l’aspetto affascinante e spettacolare delle gole durante l’inverno quando le acque aumentano di livello ed arrivano le piene. Il sentiero delle gole permette di assistere dal vivo ed in presa diretta allo scorrere tumultuoso delle acque in piena…uno spettacolo affascinante ed indimenticabile che si può vedere grazie agli speciali tour organizzati al momento giusto dallo staff del Parco Botanico e Geologico; contattateci per maggiori informazioni. (Fonte: Terralcantara.it)
03 – Villa Del Casale (Piazza Armerina)
Il sito più importante del comune siciliano di Piazza Armerina, è sicuramente la Villa Romana del Casale, con i suoi 3500 metri quadrati di pavimenti mosaicati famosi in tutto il mondo, perché testimonianza della vita in epoca romana. La villa del Casale riconosciuta dall'UNESCO ed inserita nel "patrimonio dell'Umanità", era la residenza di caccia di Massimiliano Erculeo, collega di Diocleziano nella gestione dell'impero romano. Ma abitata anche in età araba, la Villa fu parzialmente distrutta dai normanni, in seguito, una valanga di fango, provenienti dal monte Mangone, che la sovrasta, la coprì quasi totalmente. La Villa Romana sorge presso il corso d'acqua, che diventerà più a valle il fiume Gela, sui resti di un insediamento rustico precedente.
Negli anni venti, trenta e quaranta del secolo scorso furono effettuati i primi sopralluoghi, e con gli scavi degli anni '50 grazie all’intervento della Regione Siciliana e all’opera dell’archeologo Vinicio Gentili, gli scavi furono portati completamente alla luce. L'importanza della Villa a carattere mondiale è dovuta all'impeccabile stato di conservazione dei mosaici, ritenuti inoltre i più estesi e affascinanti mai realizzati in epoca romana.
Essi furono realizzati da diversi gruppi di maestranze nordafricane che mediavano eredità alessandrine e tendenze siriache. La Villa è così suddivisa:
- una parte residenziale intorno al grande peristilio centrale su cui si affaccia anche la basilica;
- una zona di rappresentanza con il peristilio ellittico o Xistus.
- la grande sala trilobata o Triclinio, caratterizzata da tre absidi, una centrale e due laterali;
- il complesso delle terme dal movimentato impianto planimetrico;
- il cortile-porticato d'ingresso, a pianta irregolare.
Ciò che più piacerà ai visitatori, senza dubbio, è l'immenso tappeto di mosaici pavimentali che fanno della Villa una gemma inestimabile nella storia dell'arte.
I magnifici mosaici pavimentali, in tutte le sale, sono di una ricchezza e di una varietà tale che non ci sono paragoni nel mondo.La rappresentazione di scene epiche e legate alla mitologia, ma troviamo anche raffigurazioni di vita quotidiana e domestica e riproduzioni fedeli di animali e piante.
Gli esempi di mirabile leggerezza e maestria sono innumerevoli, ma su tutti spicca la Grande Caccia raffigurante in modo chiaro e reale la cattura di animali feroci destinati ai giochi circensi. La Villa del Casale rappresenta una fondamentale testimonianza per la comprensione della vita e della civiltà romana di cui ci offre, grazie alla perfetta conservazione degli ambienti e delle rappresentazioni musive, un inimitabile affresco. Tra gli ambienti più rinomati la Sala della danza il cui mosaico, incompleto, permette di vedere donne e uomini che danzano, la Sala delle dieci ragazze in bikini impegnate a fare esercizi ginnici mentre nel registro inferiore una ragazza togata incorona un’altra fanciulla e la stanza raffigurante la famosa scena erotica. All'esterno sono stati rinvenuti due acquedotti usati per l'approvvigionamento delle fontane, dei servizi e del quartiere termale. Molti studiosi da tempo sostengono che una costruzione di questo genere non poteva essere completamente isolata, ma doveva comprendere altre costruzioni marginali dedite alla risoluzione di tutte le esigenze di una villa imperiale.
Per questo motivo sono ora in corso diverse campagne di scavi. (Fonte: Piazza Armerina.org)
04 – Selinunte (Trapani)
Selinunte (in greco antico Σελινοῦς, in latino Selinus) era una antica città greca sita sulla costa sud-occidentale della Sicilia. I ruderi della città si trovano sul territorio del comune di Castelvetrano, nella parte meridionale della provincia di Trapani. Tutto il terreno interessato forma oggi un parco archeologico della dimensione di circa 40 ettari. Nel sito archeologico, sull'acropoli vi sono alcuni templi insieme ad altre costruzioni secondarie, mentre altri templi si trovano su di una collina poco lontana. La città ebbe una vita breve (circa 240 anni). In questo periodo la sua popolazione crebbe fino a raggiungere i 100.000 abitanti.
Lo stato in cui si presenta oggi la città non è dovuto solo alla sua distruzione ad opera dei Cartaginesi, a secoli di incuria e di gravi spoliazioni, ma soprattutto molti edifici sono oggi rovinati in seguito ai molti terremoti avvenuti in epoca medievale; tuttavia alcuni interventi di anastilosi hanno permesso di ricostruire quasi completamente il Tempio E (il cosiddetto tempio di Hera), e di rialzare in gran parte uno dei lati lunghi del Tempio C. La topografia di Selinunte si presenta piuttosto articolata. La città è in riva al mare, fra due fiumi (il Modione-Selino ad W, ed il Cottone ad E), posta sopra due alture unite da un istmo: la parte di città a S ospita l'acropoli (caratterizzata dall'incrocio di due strade principali e da numerosi templi: A, B, C, D, O); quella a N ospita l'abitato (di schema ippodameo) contemporaneo all'acropoli, e due necropoli (in località Galera-Bagliazzo e Manuzza). Altre importanti vestigia vi sono ai lati della città sulle alture oltre i fiumi: ad E abbiamo tre templi (E, F, G) ed una necropoli (località Buffa) situata a N dell'attuale villaggio Marinella; ad W vi sono gli insediamenti più antichi di Selinunte: il santuario della Malophòros e la necropoli arcaica (in località Pipio, Manicalunga, Timpone Nero). I due porti che la città aveva, si trovano in corrispondenza delle foci dei fiumi.
Le sculture trovate negli scavi di Selinunte si trovano soprattutto nel Museo Nazionale Archeologico di Palermo. Fa eccezione l'opera più famosa, l'Efebo di Selinunte, che oggi è esposto al Museo Comunale di Castelvetrano. Il parco archeologico di Selinunte ha un'estensione di circa 40 ettari ed è divisibile nelle seguenti aree:
• La collina Gàggera (ad W, con il santuario della Malophòros)• L'acropoli (al centro, con templi e fortificazioni)
• La collina Mannuzza (a N, con l'abitato antico)
• La collina orientale (ad E, con altri templi)
• Le necropoli.
(Fonte: Wikipedia/Selinunte)
05 - I Mercati a Palermo: Vucciria, Capo, Ballaro', Borgo Vecchio
Vucciria, Capo, Ballaro' e Borgo vecchio sono i quattro mercati di Palermo. Luoghi caratteristici da visitare, posti da inserire sicuramente negli itinerari turistici perche' angoli del passato. Vicino alla stazione centrale c'è Ballaro'. Se volete subito entrare nello spirito della Sicilia oppure se prima di partire avete qualche ultimo souvenir da acquistare, Ballaro', come posizione, è l'ideale.
La Vucciria ed il Capo, invece, sono mercati facilmente raggiungibili in quanto situati vicino a monumenti che non si possono non ammirare a Palermo. La Vucciria, infatti, è tra via Roma e Corso Vittorio Emanuele, all'altezza dei Quattro Canti e cioe' a due passi dalla Cattedrale e dalla meravigliosa chiesa greco-ortodossa: La Martorana. Il Capo, invece, e' alle spalle del Teatro Massimo - recentemente riaperto - e quindi in pieno centro storico. Borgo vecchio si trova in Corso Scinà, tra Piazza Sturzo e Piazza Ucciardone, vicino al Porto ed e' aperto tutta la notte per cui, per gli amanti delle discoteche, e' diventato un luogo di ritrovo. Tutti e quattro i mercati di Palermo presentano una caratteristica peculiare: essere rimasti immutati nel tempo, appaiono agli occhi del visitatore del XX secolo con la stessa atmosfera, gli stessi profumi, gli stessi colori che offrivano al mercante arabo del X secolo.Tra i clacson, gli ingorghi, le vie piene di negozi, i grandi magazzini, questi posti sembrano essere anacronistici e pongono immediato il contrasto tra il nuovo ed il vecchio, tra il passato ed il presente che vive nel cuore di una metropoli quale e' Palermo. La prima sensazione che si prova, lasciandosi alle spalle le grandi strade piene di automobili ed entrando in questi mercati, è quella di stare vivendo un momento del passato.
Non ci sono insegne luminose ma enormi lampade, non esiste cellophane ma cartone, i prezzi non sono attaccati alla merce, ma indicati su pezzi di legno.Il viottolo che si apre tra le bancarelle è stretto ed è spesso reso impraticabile dalla folla.
Se decidete di entrare avanzate con prudenza: toglietevi collane d'oro, orecchini ed altri gioielli che potrebbero attirare l'attenzione, inoltre, state attenti al portafoglio ed alle cineprese. Questi accorgimenti non vi devono fare pensare al Bronx oppure a probabili imboscate, anzi, in nessun altro posto vi troverete più al sicuro che dentro i mercati, dal momento che i commercianti hanno tutto l'interesse di attirare i turisti e di tenere lontani i borseggiatori. Insomma sono luoghi comuni i discorsi sulla pericolosità di questi mercati ma, poiché la prudenza non è mai troppa e poiché, si può incontrare tra la folla qualche male intenzionato, è meglio che stiate un pò attenti anche solo per non rovinarvi il ricordo di questi angoli folcloristici.
Non dovete avere paura ad entrare e, una volta lì, godetevi uno spettacolo straordinario ed una ospitalità genuina. La peculiarità di questi mercati è quella di essere sopravvissuti al bombardamento del progresso. Infatti in un super mercato troviamo porte che si aprono da sole, carrelli in acciaio, luci al neon che esaltano i colori, prodotti sigillati e prezzati, mentre nei mercati di Palermo si accede dalle strade, non ci sono carrelli e la merce e' libera di respirare nei cesti di paglia o nelle cassette di legno, di essere vista alla luce naturale e di sprigionare tutta la sua fragranza olfattiva.
Il sole che bacia la Sicilia dodici mesi l'anno ed il clima di Palermo sempre mite hanno regalato il rosso fuoco ai peperoni ed al pomodoro, il giallo intenso dei limoni, il verde alle zucchine e l'argento azzurro ai pesci. E tutti questi colori, insieme ad innumerevoli altri, sono presenti in queste strade. Qui non c'è musica in sottofondo, anzi, la musica la creano i venditori che, a gran voce, in un dialetto incomprensibile per lo straniero, invitano ad acquistare il prodotto oppure cantano canzoni e, di tanto in tanto, si lanciano commenti da una bancarella ad un'altra.Sarete coinvolti anche voi, vi inviteranno ad assaggiare la frutta, vi accoglieranno con un sorriso e vi faranno partecipi del buon umore che, ogni giorno, aleggia in questi luoghi.
Per il solo fatto che siete turisti, faranno a gara per rendersi ospitali, vi chiameranno e vi faranno domande, no, non per sapere i fatti vostri, ma semplicemente per iniziare una conversazione ed anche se non conoscono la vostra lingua si faranno ugualmente capire con il linguaggio universale dei gesti e con il sorriso di loro fedele compagno.
Se vi fermerete a parlare con qualcuno di loro ecco subito spuntare il venditore del banco accanto che, scherzando con il collega, vi inviterà a non dargli retta e inizierà la sua conversazione e così via, dal "virdumaro" al "carnezziere", dall"'alivaro" al "vruccularo", sarete circondati da simpatia e da cordialità. I profumi degli alimenti e delle spezie che provengono dalle bancarelle si uniscono in un aroma straordinario che solo qui e' possibile sentire: le panelle fritte insieme alle stigliole, il pane appena sfornato con i biscotti e gli sfingioni, il profumo acre di limoni con la fragranza dell'olio.Anche i sapori sono quelli di una volta, avvicinatevi al banco e gustate i panini farciti di melanzane fritte, crocchette e panelle oppure gli sfincioni che spesso vengono portati su un carretto decorato spinto a mano dal venditore, assaporate i dolci nella cui preparazione i palermitani "licchi" sono dei veri specialisti: cassate, torrone, pasticcini alle mandorle, gelati, granite, impossibile resistere ! (Fonte: Sicilyland/Palermo)
06 – Catania Barocca
Catania è nel mio cuore non solo perché è la mia Casa, ma soprattutto perché è speciale. Fondata nel 729 a.C. dai Greci Calcidesi, vanta una storia millenaria caratterizzata da svariate dominazioni i cui resti ne arricchiscono oggi il patrimonio artistico, architettonico e culturale. Nel corso della sua storia è stata più volte distrutta da eruzioni vulcaniche (la più imponente, in epoca storica, è quella del 1669) e da terremoti (i più catastrofici ricordati sono stati quelli del 1169 e del 1693). Il barocco del suo centro storico è stato dichiarato dall'UNESCO Patrimonio dell'umanità, assieme a sette comuni del Val di Noto (Caltagirone, Militello in Val di Catania, Modica, Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa e Scicli), nel 2002. Catania è stata ampiamente trasformata dalle conseguenze dei terremoti che hanno imperversato su questa parte della Sicilia. Il suo territorio circostante è stato più volte coperto da colate laviche che hanno raggiunto il mare. Ma i catanesi caparbiamente l'hanno ricostruita sulle sue stesse macerie.
La leggenda vuole che la città sia stata distrutta sette volte durante la sua storia, ma in realtà tali eventi disastrosi si possono sicuramente riferire a pochi ma terribili eventi. Anche le distruzioni del centro urbano in tempi recenti a causa delle colate laviche sono frutto di una storiografia fantasiosa. Tuttavia in epoca storica (forse nel 122 a.C. e nel 252) è testimoniata dal punto di vista archeologico la presenza di colate che giunsero a colpire parte della città. Tutti i monumenti antichi sono stati inseriti nel tessuto urbano della città ricostruita grazie a tanti artisti, anche di fama nazionale, tra cui di certo spicca l'opera dell'architetto Giovan Battista Vaccarini, che hanno dato alla città una chiara impronta barocca. Tra gli altri che hanno aiutato la rinascita della città si ricordano Francesco Battaglia, Stefano Ittar, Alonzo Di Benedetto e Girolamo Palazzotto. (Fonte: Wikipedia/Barocco)
La seconda città della Sicilia, Catania, fu gravemente danneggiata e le strutture più imponenti che rimasero in piedi furono il medievale Castello Ursino e tre navate della cattedrale. Il nuovo piano prevedeva infatti strade più larghe e l'inserimento di ampie piazze che consentissero eventuali aree antisismiche. Così essa fu riprogettata e ricostruita. Il nuovo progetto separò la città in due principali quartieri, uno nobile (il cui terreno era venduto più caramente a 20 onze per tumulo) e uno popolano (a 13,10 onze per tumulo, dove si insinuò il nascente Monastero dei Benedettini), distinti dalle attuali vie Vittorio Emanuele II a sud e Santa Maddalena a est. La ricostruzione fu supervisionata dal Vescovo di Catania ed unico architetto sopravvissuto della città, Alonzo di Benedetto. Costui diresse una squadra di architetti chiamati da Messina, che presto aprirono i cantieri, concentrandosi prima su Piazza del Duomo. I tre palazzi collocati sono: il Palazzo Vescovile e il Seminario dei Chierici a sud, il Palazzo degli Elefanti a nord (che sostituisce l'antica Loggia medioevale) e ad ovest il Palazzo Pardo Sammartino. Gli architetti lavorarono in completa armonia ed è impossibile distinguere il lavoro di Alonzo da quello dei suoi assistenti. Il lavoro è valido ma elementare, con bugnati decorati nello stile siciliano del XVII secolo, ma spesso la decorazione dei piani nobili è superficiale. Questo è tipico del Barocco di questo periodo immediatamente seguente al terremoto. Tuttavia non manca un tentativo del Di Benedetto ad associarsi agli stili più attuali in Europa, così si spiega il Neoclassico che si respira nel Convento dei PP. Gesuiti (dov'egli è capomastro tra il 1701 e il 1720). Nel 1730 Vaccarini arrivò a Catania come architetto della città e immediatamente impresse sui nuovi lavori lo stile Barocco Romano. I pilastri perdono i loro bugnati e sostengono cornicioni del tipo romano e timpani, e trabeazioni o timpani curvilinei, e colonne a tutto tondo a sostegno di balconi. Vaccarini sfruttò anche la locale pietra lavica come elemento decorativo piuttosto che come un generico elemento costruttivo, utilizzandola in alternanza ritmica con altri materiali, e spettacolarmente per il suo obelisco posto sul dorso dell'Elefante, simbolo di Catania, per una fontana nello stile di Berini di fronte al nuovo Palazzo di Città. La facciata principale di Vaccarini per la Cattedrale di Catania, dedicata a Sant'Agata, mostra forti influenze spagnole anche a questo stadio tardo del Barocco Siciliano. In città si trova anche la Chiesa della Collegiata di Stefano Ittar, costruita intorno al 1768 ed esempio di Barocco Siciliano colto nella sua massima semplicità stilistica. (Fonte: Wikipedia/Catania)
07 – Tindari e il Santuario della Madonna Nera
Tindari si trova in provincia di Messina ed è una delle mete turistiche più visitate della costa settentrionale della Sicilia, grazie ai resti, perfettamente conservati, dell'antica polis greca Tyndaris.
Oltre alla zona archeologica a Tindari è presente il Santuario della Madonna Nera costruito nella seconda metà del 1900 intorno all'antico santuario risalente al XVI secolo e tuttoggi visitabile.Tutto questo immerso nella natura! infatti il promontorio del Tindari si trova all'interno della Riserva Naturale Orientata Laghetti di Marinello che si estende per circa 400 ettari e fu istituita nel 1998 per proteggere la zona lagunare che si trova ai piedi del promontorio. La chiesa di Tindari, secondo l'ipotesi maggiormente suffragata dalla tradizione popolare e dalle affermazioni di alcuni autori antichi, poté essere costruita nel periodo in cui Tindari fu sede di diocesi.
I primi scavi si datano al 1838-1839 e furono ripresi tra il 1960 e il 1964 dalla Soprintendenza archeologica di Siracusa e ancora nel 1993, 1996 e 1998 dalla Soprintendenza di Messina, sezione dei beni archeologici. Sono stati rinvenuti mosaici, sculture e ceramiche, conservati in parte presso il museo locale e in parte presso il Museo archeologico regionale di Palermo. L'impianto urbanistico, risalente probabilmente all'epoca della fondazione della città, presentava un tracciato regolare a scacchiera. Si articolava su tre decumani, strade principali (larghezza di 8 m), correvano in direzione sud-est - nord-ovest, ciascuno ad una quota diversa, e si incrociavano ad angolo retto e a distanze regolari con i cardini, strade secondarie e in pendenza (larghezza 3 m). Sotto i cardini correva il sistema fognario della città, a cui si raccordavano le canalizzazioni provenienti dalle singole abitazioni. Gli isolati delimitati dalle vie avevano un'ampiezza di circa 30 m e una lunghezza di 77 o 78 m. Uno dei decumani rinvenuti nello scavo, quello superiore doveva essere la strada principale della città: costeggia ad una estremità il teatro, situato più a monte e scavato nelle pendici dell'altura, e all'altra estremità sfocia nell'agorà, oltre la quale, nella zona più elevata, occupata oggi dal Santuario della Madonna Nera, doveva trovarsi l'acropoli. Il decumano superiore dei due rimessi in luce dagli scavi doveva essere la strada principale; a monte di esso – appoggiato alla collina – era il teatro; all'altra estremità - attraverso un propileo monumentale – esso sboccava nell'agorà porticata, oltre la quale – nella zona più elevata (oggi occupata dal Santuario) doveva trovarsi l'acropoli.
Circa l'origine del culto alla Madonna del Tindari, rimontando esso a tempi molto remoti, non si trovano notizie storiche ben definite e criticamente accertate. Esiste però una pia tradizione che non contenendo, almeno sotto l'aspetto dell'ortodossia, alcunché d'inverosimile e di contraddittorio, possiamo accettare senz'altro, tanto più che si presenta su sfondo storico. L'origine della devozione alla Madonna Bruna sembra infatti risalire al periodo della persecuzione iconoclasta. Secondo la tradizione, una nave di ritorno dall'Oriente, tra le altre cose, portava nascosta nella stiva un'Immagine della Madonna perché fosse sottratta alla persecuzione iconoclasta. Mentre la nave solcava le acque del Tirreno, improvvisamente si levò una tempesta e perciò essa fu costretta ad interrompere il viaggio ed a rifugiarsi nella baia del Tindari, oggi Marinello. Quando si calmò la tempesta, i marinai decisero di riprendere il viaggio: levarono l'ancora, inalberarono le vele, cominciarono a remare, ma non riuscirono a spostare la nave. Tentarono, ritentarono, ma essa restava ferma lì, come se fosse incagliata nel porto. Essi allora pensarono di alleggerire il carico, ma , solo quando, tra le altre cose, scaricarono la cassa contenente il venerato Simulacro della Vergine, la nave poté muoversi e riprendere la rotta sulle onde placide del mare rabbonito. Sono sconosciuti i luoghi di provenienza e di destinazione dell'Immagine sacra. Partita la nave che aveva lasciato il carico, i marinai della baia di Tindari si diedero subito da fare per tirare in secco la cassa galleggiante sulla distesa del mare. Fu aperta la cassa e, con grande stupore e soddisfazione di tutti, in essa fu trovata la preziosa Immagine della Vergine. Sorse il problema ove collocare quell'Immagine. Si decise di trasportare il Simulacro della Vergine nel luogo più alto, il più bello, al Tindari, dove già da tempo esisteva una fiorente comunità cristiana.
La tradizione che fa arrivare la statua della Madonna a Tindari all'epoca degli iconoclasti, probabilmente verso la fine del secolo VIII o nei primi decenni del secolo IX, trova motivo di credibilità nel fatto che Tindari fu sotto la dominazione dei Bizantini per circa tre secoli (535-836); che la Sicilia si oppose con energia all'eresia degli iconoclasti; che a Tindari, essendo stata sede di diocesi per circa cinque secoli, fosse fiorente la professione della fede cristiana, e quindi facile l'accoglienza della sacra immagine. Detta ipotesi, oltre che nel contesto storico, trova ancora una qualche consistenza in un'ininterrotta tradizione pressoché unanime. Il colle del Tindari, così suggestivo, santificato dalla presenza della Madonna, divenne così il sacro, mistico colle di Maria. Si ignora l'autore dell'Immagine, né è possibile definire l'epoca in cui fu scolpita. Considerando lo stile e tenendo conto che la Madonna tiene tra le braccia il divin Bambino, si potrebbe concludere che essa rimonti ad un'epoca posteriore al Concilio di Efeso in cui fu definita la divina maternità di Maria; quindi probabilmente la statua è stata scolpita in Oriente tra il quinto e il sesto secolo. La Madonna è rappresentata seduta, mentre regge in grembo il Figlio divino, che tiene la destra sollevata, benedicente. Ella inoltre porta in capo una corona di tipo orientale, una specie di turbante, ricavato nello stesso legno, decorato con leggeri arabeschi dorati. Migliaia e migliaia di fedeli sono passati dinanzi alla Vergine pietosa, che per tutti ha avuto un sorriso ed una grazia. (Fonte: Tindari.org)
08 – Teatro Greco di Taormina
Taormina ormai da diversi anni è considerata la più ambita località di soggiorno siciliano. Delle gloriose antichità, conservate nel silenzio delle sue strade, il monumento più insigne senza dubbio è il teatro greco- romano. Nonostante le devastazioni a cui andò soggetto, infatti, questa struttura è sicuramente una delle meglio conservate del genere. Dopo quello di Siracusa è il più grande dei teatri di origine greca posseduti dalla Sicilia. Durante il suo soggiorno in Italia Goethe visitò il teatro nel maggio del 1787 e ne rimase profondamente affascinato.
La città di Taormina ebbe anche un secondo teatro, ma molto più piccolo: l’Odeon romano, situato dietro la chiesa di Santa Caterina, accanto al palazzo Corvaya.È molto probabile che furono i Greci Tauromeniti ad ideare e a costruire il teatro greco-romano. I Romani, poi, si preoccuparono di ampliarlo e di appesantirne la semplicità e l’eleganza.
Accanto alla scena si trovano due parascaenia, cioè i due stanzoni che venivano usati dagli attori per cambiarsi di costume. La scena del tipo orientale, frequente in Grecia e Asia Minore ma rara in Occidente presentava un fronte (scaenae frons) decorata da doppio ordine di colonne corinzie e nella quale si aprivano tre grandi porte fiancheggiate da nicchie semicircolari e rettilinee; le colonne ora visibili sono state collocate impropriamente da un infedele intervento di restauro condotto intorno al 1860.
Le grandi aperture della scena inquadravano e "inserivano" nello spettacolo il grandioso Panorama della costa con la mole dell’Etna sullo sfondo. Ai lati occidentale e orientale della scena si sviluppavano due ampie e grandiose sale voltate (versurae ) per l’afflusso del pubblico . In avanzata e tarda età imperiale romana l’abbandono delle rappresentazioni sceniche con l’utilizzo pressoché esclusivo del teatro per combattimenti tra gladiatori, venationes con bestie feroci etc comportò un effettiva trasformazione del teatro in anfiteatro; l’orchestra si mutò infatti in arena attraverso la sostituzione delle gradinate dell’ordine inferiore con un corridoio voltato da cui si raggiungeva un locale ipogeico al centro dell’arena erano collocate attrezzature e “macchine” per lo spettacolo e forse le stesse gabbie delle belve. A una fase assai tarda risale la realizzazione del portico retrostante la scena (porticus post scaenam).
L’orchestra è la parte piana più bassa di tutto il teatro. In questo spazio si collocavano i suonatori degli strumenti musicali che accompagnavano lo svolgimento della tragedia o della commedia che gli attori recitavano.
La cavea è formata dalla gradinata che partiva dal basso e andava salendo verso l’alto, allargandosi fino alla sommità della cavea, dove prendevano posto gli spettatori. I gradini della gradinata erano ricavati dalla roccia viva, in assenza di questa venivano costruiti in muratura. La cavea era divisa orizzontalmente in 5 zone (chiamate dai romani praecinctiones),che gli spettatori percorrevano per prendere posto nella gradinata. Perpendicolarmente, invece, la cavea era percorsa da 8 scalette strette (in latino erano chiamate vomitoria) Sopra le volte dei due portici semicircolari c’erano due terrazze semicircolari con sedili di legno, destinate alle donne che assistevano agli spettacoli separate dagli uomini.La forma del teatro permetteva in tutti i settori del teatro un perfetto ascolto. Benché non vi siano documenti sicuri gli esperti fanno risalire la sua prima edificazione alla seconda metà del III sec. a. C. La costruzione superstite che noi vediamo oggi nel teatro greco, cioè i ruderi che restano, sono opera laterizia di età romana. Il rifacimento romano risale al periodo di Cesare Ottaviano Augusto (31 a. C-14 d. C).
Con l’invasione degli Arabi ebbero inizio le spoliazioni che si protrassero a lungo, finché nel Settecento non furono iniziate le prime ricerche. Nel secolo scorso vennero eseguite aggiunte arbitrarie e solo nel 1955 si procedette a un radicale restauro, nel corso del quale fu ripristinata la parte superiore della cavea.
In età medievale parte del teatro (l'edificio scenico e le due grandi sale laterali) venne riutilizzato come residenza palaziale. Sopra la cavea, nella parte orientale, è l'edificio del piccolo Antiquarium,in corso di ristrutturazione e allestimento e di imminente apertura. Alle pendici nord ed est del teatro si estende un vasto parco demaniale dalla ricca vegetazione a macchia mediterranea. (Fonte: Arkeomania)
09 – Isola Bella
Isola Bella (Isula Bedda in siciliano) è un'isola dell'Italia sita nel mar Ionio, in Sicilia. Amministrativamente appartiene a Taormina, comune italiano della provincia di Messina. Il nome fu coniato dal barone tedesco, Wilhelm von Gloeden, che diffuse in tutto il mondo il valore artistico dell'isola.
Isola Bella, definita la perla del Mediterraneo, è un’isola posta a brevissima distanza dalla linea costiera di Taormina, celebre località in provincia di Messina.L’isolotto può essere ammirato in tutto il suo splendore dal belvedere di Taormina, proprio da questa terrazza naturale si accede ad un piccolo sentiero che attraverso le caratteristiche scalinate ed i piccoli vicoli discende il monte Tauro fino a giungere alla Riserva Naturale.E’ proprio la notevole vicinanza dalla terraferma che consente a questo affioramento marino di essere connesso, durante i periodi di bassa marea, alla spiaggia antistante quasi fosse una penisola, piuttosto che un breve lembo di terra interamente circondato dal mare.Questa perla dello Jonio, come viene definita, è oggi sede di una Riserva Marina Orientata, dopo essere stata per lungo tempo oggetto di acquisto e vezzoso possesso da parte di numerose personalità nobiliari, anche straniere.La gestione della Riserva, un tempo di pertinenza del WWF, è di recente passata sotto il controllo della stessa Provincia di Messina, che quotidianamente ne garantisce la bellezza.Isola Bella ha ricevuto il suo nome dal barone tedesco Wilhelm von Gloeden nel XIX sexcolo, ed oggi mantiene questa sua reputazione attraverso il fascino protetto nella Riserva e consistente, per quanto riguarda la flora, in un bellissimo esempio di macchia mediterranea, mentre i fondali riservano grandi varietà marine nonché relitti di navi e altri reperti archeologici.Una tratto di costa di rara bellezza, caratterizzato da acque limpide e refrigeranti, meta prediletta di numerosi turisti.Per indimenticabili momenti di relax consigliamo La Plage Resort, rifugio ideale per chi cerca pace e tranquillità. (Fonte: Sicilia cosa vedere/isola bella)
10 – Oasi di Vendicari
Situata tra Noto e Pachino, l’Oasi di Vendicari, grazie alla flora, la fauna ed i retaggi delle colonizzazioni passate è giunta alla notorietà internazionale. Con i suoi 8 km di costa incontaminata, Vendicari è il punto d’incontro di molteplici attività turistiche; grazie alla vastità e varietà dei percorsi, dal sabbioso al roccioso, dall’arido al rigoglioso, appassiona gli amanti del trekking; con oltre 100 specie di uccelli, una fitta presenza di molluschi ed invertebrati, pesci, volpi, ermellini e serpenti corallo è meta ideale di rilassanti safari; lo splendore incontaminato della macchia mediterranea adorna le passeggiate naturalistiche. Nei mesi autunnali è facile osservare i trampolieri, in particolare aironi cinerini, garzette e più raramente cicogne e fenicotteri; tra novembre e marzo, quando il livello dell'acqua sale, i pantani diventano il regno degli anatidi, tra i quali è facile distinguere il germano reale, la non comune volpoca e le nere folaghe. In questo periodo non è raro osservare anche gabbiani e cormorani, ma il simbolo di Vendicari è il cavaliere d'italia, dal corpo bianco, le ali nere e le lunghe zampe rosate, l'unica specie che qui nidifica.
La presenza di reperti archeologici, l’antica tonnara, le necropoli nascoste dalla vegetazione, i segni delle antiche colonizzazioni saziano la voglia di scoperta;la spiaggia di Vendicari con vista sull’antica tonnara e la bellissima spiaggia di Calamosche, incastonata tra due monti che fronteggiano il mare cristallino, offrono giornate all’insegna del relax.Un’escursione tra storia, cultura e natura, un luogo di rara bellezza che le più svariate specie di uccelli hanno scelto come sosta privilegiata nel lungo cammino della migrazione, con oltre 100 specie di uccelli. (Fonte: Sicilia cosa vedere/Vendicari)
Ma il gioco continua andando a cercare e a leggere quali sono state le altre mete di vacanze consigliate dagli altri Blog che hanno simpaticamente partecipato al tema di Giugno della Staffetta di Blog in Blog! C’è tanto da leggere e magari salterà fuori qualche ottimo consiglio per questa estate calda che è arrivata!
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Che voglia di tornare in Sicilia... la metto in lista per il prossimo anno! Complimenti per il post e benvenuto nella staffetta
RispondiEliminaGrazie mille! Spero davvero di aver fatto qualcosa di buono con questo mio primo post della Staffetta!
EliminaSicilia mom amour! Ho parenti a Catania e Linguaglossa (ai piedi dell'Etna) e adoro quei posti e la gente che ci vive! Peccato che sia più semplice e meno dispendioso andarci in aereo, e urge invece la macchina per girare ben bene molti posti! Ah, ma come mi organizzo meglio ci torno!
RispondiEliminaHo abitato per qualche anno a Milano da piccolo, e ricordo ancora perfettamente i lunghi viaggi in macchina in estate, quando tornavamo a Catania! 24 ore di maratona che ogni volta mi suscitava le stesse emozioni di quando si leggere un libro di avventure...
EliminaEd è vero, l'aereo è più economico ormai e veloce, ma la macchina è più conveniente soprattutto nei casi in cui la meta del viaggio consiste in un percorso itinerante a tappe..... :D
Adoro la Sicilia e quando ci tornerò farò tesoro di tutte le tue puntualissime raccomandazioni.
RispondiEliminaIl modo in cui hai affrontato il post ha anticipato una cosa che pubblicherò la prossima settimana. Che ne dici di passare a trovarmi il 20 e giocare insieme a noi? Scusa se ora non posso dire di più ...
Mi hai messo curiosità..... :)
Eliminacaspita che post straordinario, complimenti! Condivido la scelta di una meta italiana e il pensiero che spesso ce ne andiamo all'estero quando abbiamo proprio qui dei tesori straordinari. E che immagini.... spettacolari, vorrei partire subito!
RispondiEliminati ringrazio infinitamente! :)
EliminaDa fare invidia a qualsiasi guida! Se torno in Sicilia, mi aiuterò da questi tuoi appunti! (Bellissimi i mosaici di Piazza Armerina!)
RispondiEliminawow, meglio della lonely planet, complimenti!!
RispondiEliminanoi saremo in zona quest'estate... mi stamperò il tuo post!
grazie
:))))
EliminaBellissimo post, complimenti!!! Bellissimi posti, anche, ma li hai raccontati veramente bene!!!
RispondiEliminabellissimi posti, io in sicilia sono stata un paio di volte solo, devo dire che è bella in ogni stagione e sono d'accordo con te sul fatto che è assurdo fare viaggi esotici come vacanze (stile alpitour) per poi non conoscere il proprio meraviglioso paese. Io sicuramente non ho viaggiato moltissimo, ma conosco meglio l'italia di tutti gli altri paesi e non sono nemmeno una che ama molto le foto turistiche (per questo ero in imbarazzo nel cercarne di mie per il post haha). L'italia dico sempre, ha tantissimi difetti, ma è ancora una delle migliori mete turistiche al mondo.
RispondiEliminawow, ma questa è una vera e propria guida... In giro in Sicilia è in programma da non so quanto tempo e prima o dopo -sono sicura- ce la farò! Una bella meta anche per i miei nanetti... Mi appunto il post e ci torno prima di partire. Grazie!
RispondiEliminaMa grazie a te!!! :D
EliminaLa Sicilia è la mia regione e Catania è la mia città... sei stato molto esauriente e hai consigliato delle vere e proprie chicche!
RispondiEliminami piace la tua versione del tema, introduzione molto divertente e molti consigli su una parte d'Italia bellissima. Hai scelto i posti che mi sono piaciuti di più della Sicilia e ne hai fatto un bel quadro!
RispondiEliminadella sicilia ho visto solo le Eolie, che sono spettacolari. Grazie per questo bel tour!! quanto è bella l'italia e quanta cultura abbiamo. ciao Paola
RispondiEliminaNon sono mai stata in sicilia, ma dopo questo post molto ben dettagliato spero un giorno di riuscire ad andarci!!!
RispondiEliminaChe posti splendidi! La metà di questi posti neanche li conascevo...e pensare che ho origini siciliane (vergogna ari)! Grazie mille....informazioni preziosissime!
RispondiEliminaArianna Pand
www.emmaeluca.com
Che dire?post molto completo e spettacolare nelle foto!Mi hanno appena comunicato che una mia cara amica si sposa a settembre in Sicilia dove abita e con piacere verrò a farle da testimone!Un bacione e complimenti per la scelta!
RispondiEliminaDa sogno! Certo che Veneto---->Sicilia, è come andare in capo al mondo, ma, mai dire mai! :)
RispondiElimina..... alla faccia, ma questo non è un post..... è una magnifica guida turistica, anzi meglio.... hai fatto impallidire il mio post!!! Pensa che sono tornata da una settimana da Marinella di Selinunte. Veramente molto bravo. Ciao Simona
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